Liu Xia | THE SILENT STRENGTH OF LIU XIA
Dal 24/09/2015 Al 31/10/2015A cura di Guy Sorman
Dopo la Columbia University di New York, i musei Galeria Cypriana Majernika di Bratislava e Martin-Gropius-Bau di Berlino e il DOX Centre for Contemporary Art di Praga – Raffaella De Chirico ospiterà una selezione di tredici stampe fotografiche di Liu Xia – artista, fotografa e poetessa cinese - nell’ambito del progetto De Chirico & Udovich Con-Temporary Art.
Liu Xia è una delle figure artistiche più importanti del mondo cinese ed è anche la moglie di Liu Xiaobo, Premio Nobel per la pace nel 2010. Nata a Pechino nel 1959, ha sviluppato il suo talento come artista e scrittrice e, negli anni Ottanta, un decennio relativamente tollerante, è stata un membro attivo della vivace scena artistica e letteraria fiorita a Pechino. E fu proprio durante quel periodo di dinamicità culturale che s’innamorò del giovane e controverso professore universitario e intellettuale che diventò poi suo marito.
L’essere associata a Liu Xiaobo le è costato il diritto di esporre e pubblicare i propri lavori in Cina dal 1989 e, dal giorno del conferimento del Premio Nobel, la libertà poiché sottoposta a un provvedimento illegale di arresti domiciliari, pratica comune in Cina per i coniugi dei difensori dei diritti umani.
La contestualizzazione politica delle fotografie in esposizione non è esplicita, anzi ci troviamo in un mondo parallelo e distorto che si esprime piuttosto a livello d’impalpabili stati d’animo interiori. Molte immagini sembrano alludere, con una cadenza quasi ossessiva, a una condizione di costrizione diffusa.
Dalle immagini emerge quanto l’artista sia stata privata della propria libertà e che gli scatti siano stati tutti realizzati in quell’appartamento da cui non può mai uscire. In maniera molto semplice, grazie all’utilizzo di bambole dal volto frequentemente distorto, l’artista riesce a trasmettere l’oppressione sofferta.
C’è forse un richiamo alle nuove generazioni e alla necessità di stabilire un dialogo con la propria storia, rompendo il silenzio e la censura che impediscono ogni forma di libertà, di confronto e autodeterminazione.
Dal punto di vista artistico, le 'ugly babies' rimandano fortemente all’aspetto grottesco dei manichini di Maurizio Cattelan e ne ricordano la forza evocativa e polisemiche letture; impossibile non pensare ad Ai Weiwei e all’analoga dissidenza. Se però Ai Weiwei è riuscito a fare di se stesso l’opera d’arte ottenendo, attraverso la sua immagine prepotentemente mediatica, l’attenzione del mondo, lo stesso non è stato possibile per Liu Xia.
"Guardando le fotografie si capisce che sono cinesi nonostante non vi siano rimandi diretti alla Cina ed ai suoi paesaggi. E’ la dimensione del bianco e nero in cui opera l’artista a riprendere le tradizioni calligrafiche del Paese" – racconta Guy Sorman, il curatore francese che è riuscito a far allontanare dal regime le stampe ed ha ottenuto il consenso di Liu Xia affinché vengano esposte nei più grandi musei di tutto il mondo.
In mostra le 'exhibition copies' mentre disponibile in vendita una edizione tirata a 7 esemplari, di formato cm 60x60 e cm 100x100.