INTIMO E POLITICO
Dal 28/01/2021 Al 13/03/2021Donne, famiglia, rifugiati, femminicidio, abusi, migrazione, violenza, libertà negata, Olocausto, prigionia, femminismo. Questi i temi significativi contenuti nei lavori dei quattro artisti facenti parte della collettiva Intimo e Politico; alla lista si potrebbero aggiungere "simultaneità" e "responsabilità", caratteristiche che hanno consentito la scrittura della mostra in un momento in cui la politica è rientrata prepotentemente nella nostra vita quotidiana, per fornire soluzioni ad un grave stato mondiale di emergenza.
Fatti tragici vengono resi noti attraverso la somministrazione di numeri e l'aggiornamento periodico degli stessi; l'esposizione Intimo e Politico prova a rispondere al bisogno di riportare ad una dimensione maggiormente individuale l'orrore del calcolo statistico applicato all'essere umano ma così efficace dal punto di vista politico e dell'informazione.
Tutto è rimasto intimo e tutto è ridiventato politico. In un momento in cui aumentano le denunce per le violenze sulle donne, si inaspriscono le intolleranze sui rifigiati e sulle minoranze, la società si spacca sull'opportunità della vaccinazione e scuola e famiglia sulla modalità della didattica, Media e Social Network veicolano una grottesca e delirante performance di arte contemporanea della quale facciamo tutti parte.
Di Claudia Hans (Città del Messico, 1976. Vive e lavora a Città del Messico), in mostra una selezione di lavori appartenenti al progetto Silent Songs in cui l'artista interviene sulle immagini e sui testi del libro "Songs for my Grandmother", scritto nel 1945, anno della fine della Seconda Guerra Mondiale, trasformando il libro in un'opera attuale, nella quale momenti della vita di sua nonna e la sua emigrazione in Messico sono narrate simultaneamente rispetto a quanto accaduto durante l'Olocausto. Attraverso le pagine del libro e la nuova narrazione che ne deriva, è possibile osservare il parallelismo della situazione odierna tra il Messico ed il suo Paese d'origine, la Germania. Molto di quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale continua ad avvenire: intolleranza, razzismo, diseguaglianze, discriminazioni e misure estreme. Siamo parte di un mondo pieno di frontiere fisiche ed intangibili.
Il lavoro di Eugenia Martínez (Monterrey, Messico, 1976. Vive e lavora a Città del Messico) evidenzia come il sistema ed il potere patriarcale siano costantemente presenti nell'intimo e nel quotidiano così come a livello sociale, politico ed economico. Le stampe vintage scelte dall'artista messicana rivelano immagini di spose bambine, di famiglie e di gruppi di uomini sulle quali l'artista non lavora direttamente, bensì attraverso il vetro sovrapposto all'immagine, che diventa dunque parte essenziale dell'opera, su cui l'artista lavora a livello visivo (le immagini sono circondate dalle parole scritte in maniera ossessiva dall'artista) e con un proposito semantico: frasi di politici corrotti, di donne trattate come serve, uccise per essersi rifiutate di adempiere ai propri "doveri". Le statistiche relative al femminicidio ed alla scomparse delle donne in Messico sono tristemente note e ci mostrano un panorama terrificante ed in ascesa.
Nico Mingozzi (Portomaggiore, FE, 1976. Vive e lavora a Borghi, FC) lavora dal 2010 sulla fotografia vintage, in particolare quella dei primi del '900, in cui le immagini della donna, della coppia e della famiglia ci rivelano figure austere, inespressive o fintamente espressive, costantemente in posa. Mingozzi distrugge violentemente qualsiasi idea di famiglia politicamente corretta, le figure severe e rigorose si sfaldano a colpi di tagli, graffi, disegni di simboli sessuali, inserti metallici. L'identità, compresa quella sessuale, ne è totalmente stravolta e travolta. La crisi della famiglia tradizionale è lì, sotto i nostri occhi, l'orrore della "sicurezza" delle mura di casa pure. I nuovi nuclei familiari richiedono una nuova legislazione in fatto di diritto di famiglia, creano nuove dinamiche economiche e sovvertono concretamente una morale lontana dalle reali necessità.
Claudia Virginia Vitari (Torino, 1978. Vive e lavora a Berlino) focalizza da sempre il suo lavoro su lunghi progetti di ricerca e di collaborazione su temi sociali quali la criminalità e la detenzione, soggetti con diagnosi di malattia mentale e rifugiati e richiedenti asilo. Le grandi installazioni realizzate dall'artista sono accompagnate dai disegni e serigrafie (quest'ultimi scelti per Intimo e Politico) che illustrano maggiormente in dettaglio alcune delle storie che compongono il progetto installativo.
I disegni in mostra fanno parte del progetto Lagermobi: Osservazioni, l'ultimo lavoro realizzato da Vitari sui rifugiati e richiedenti asilo in Germania, addentrandosi anche nelle storie personali degli attivisti fornendo al progetto una prospettiva diversa. Il corpus di lavori nasce anche dalla collaborazione con il gruppo Lager Mobilization Network e i soggetti ritratti sono persone conosciute nei campi di accoglienza e le frasi stampate sui disegni sono state scelte o scritte direttamente dagli attivisti. Lagermobi è un piccolo gruppo nato a Berlino, per cui è molto importante unire l'attività sociale e rapporti personali all'attività politica.