HUFFINGTON POST | Fabio Bucciarelli, il fotografo delle primavere arabe e dei migranti in un libro crowdfunding
08/10/2015Sulla linea del fronte, sia in guerra che in pace. È lì che vuole stare il 35enne Fabio Bucciarelli. Con “Battle To Death”, il suo lavoro sulla Siria, nel 2013 ha vinto la prestigiosa Robert Capa Gold Medal, assegnata dall’Overseas Press Club of America (OPC).
Adesso, mentre va avanti e indietro da molti dei conflitti contemporanei, sta seguendo in Sicilia per UNHCR "quello che è considerato - come spiega lui stesso - il più grande esodo dalla Seconda Guerra Mondiale". Un assignment che gli consente di lavorare anche al suo progetto personale “The Dream", cominciato nel 2011 e dedicato ai sogni e alle speranza dei profughi in fuga dai paesi che hanno vissuto le primavere arabe - Tunisia, Egitto, Siria, Libia, etc. Le immagini saranno presto un libro edito in crowdfunding (la raccolta fondi parte metà ottobre) dalla prestigiosa casa editoriale di New York FotoEvidence.
Ad avergli cambiato la vita professionale è stata la guerra civile libica nel 2011, un punto di svolta nella sua carriera e in quella di molti suoi colleghi free-lance: "E' stata l’inizio di una nuova era del fotogiornalismo". Ma è quella siriana l'esperienza che ha segnato di più la sua vita personale: "Nell’ottobre del 2012 sono stato ad Aleppo, dove per un mese ho documentato gli scontri fra l’esercito regolare di Assad e il Free Syrian Army. Era come vivere in un girone dantesco. Da una parte il dolore dei superstiti, dall'altra l'orrore della guerra diventato quotidianità. Come dice l’amico Manu Brabo: 'dalla Siria, in un modo o nell’altro siamo tornati tutti cambiati'".
Alla fotografia ci è arrivato per gradi. Infatti nel suo destino originario era previsto un futuro come ingegnere. Ma il bello del destino è che puoi cambiarlo come ti pare se lo vuoi fortemente. È quello che ha fatto nel 2009 Fabio Bucciarelli intraprendendo la carriera da fotografo professionista. Una scelta fatta con un obiettivo ben in mente: "documentare le situazioni di ingiustizia, di conflitto e di mancanza di diritti umani". Il che significa, se lo si vuole fare bene, avvicinarsi il più possibile alle persone. "Solo in questo modo - infatti spiega - le immagini possono caricarsi di quell’empatia in grado di renderle potenti e fare riflettere la gente su cosa sta succedendo".
A guidarlo quando fa un servizio è la sua visione etica della professione: "La base del giornalismo è la ricerca della verità. L’onestà intellettuale, sia verso le persone fotografate che verso il lettore, è quello che più conta ". Ma a contare è anche l'onesta verso sé stessi: è ben cosciente infatti che in un mestiere come il suo il pericolo e la morte sono sempre in agguato. "Diffida di quelli che ti dicono che in guerra non hanno paura. La Paura fa parte del mestiere, è sempre con noi. L’importante - sottolinea - è come si reagisce: avere Paura infatti può aiutare ad essere più svegli, pensare più rapidamente e a salvarsi la vita". Allora, che la paura sia sempre con lui e con i suoi colleghi.
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