Sculpt!







Galleria d'Arte
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Sculpt!

News Arte Torino

01/10/2015
Se dovessimo dar credito a molti pareri illustri, pronunciati quando l’arte consumava il suo ingresso nella modernità, la scultura risulterebbe il linguaggio meno adatto a rappresentare lo spirito dei tempi e la tensione avanguardista, forse perché troppo legato alla propria straordinaria tradizione. Il poeta, talora anche critico d’arte, Charles Baudelaire nel 1846 diceva “la sculpture est ennuyeuse”, mentre la pittura, ancor prima dell’affermazione dell’Impressionismo, si trovava nel pieno boom di un fermento creativo: roba da barbari e primitivi, “un art des Caraibes”, per colpa di quel sentore primordiale di contatto materico, per quello scarto viscerale troppo immerso nella figura di homo faber, un tempo censurabile e oggi pienamente recuperata ad esempio negli studi di Richard Sennett su l’uomo artigiano.
Con il debutto del Novecento, invece, la scultura affronta un progressivo dissolvimento della forma; la mano dell’artista, prima Rodin in Francia poi Medardo Rosso in Italia, prende a graffiare, erodere e l’idea entra in gioco insieme alla materia. Ma sarà dal dopoguerra in avanti, dalla definitiva rottura con la tradizione, che la scultura scenderà definitivamente dal piedestallo per cominciare a rintracciare uno sbilanciamento semantico. Della vecchia statua si perdono l’unità oggettuale e la finalità celebrativa, secondo una linea prima astratto-informale, poi performativa-installativa. Poetiche dell’oggetto, Minimalismo e Arte Povera, trascineranno la scultura in un paradosso concettuale. La scultura, dunque, è linguaggio attivo e presente, nonostante ciò che aveva scritto Arturo Martini nel 1946, definendola “lingua morta”.

Su tale ambiguo significato hanno giocato in molti. Per esempio, all’inizio degli anni Ottanta, Flaminio Gualdoni parlò della “sovrana inattualità” della scultura, proprio mentre la pittura con la Transavanguardia e zone limitrofe celebrava il proprio ritrovato trionfo. La svolta, se è esatto utilizzare questo termine, avviene nel 1986, con la grande retrospettiva Qu’est-ce que la sculpture moderne? curata da Margit Rowell al Centre Pompidou di Parigi. Mostra epocale in cui erano rappresentati tutti i movimenti modernisti più importanti - dal Cubismo al Costruttivismo, dal Dada alla Pop Art, dal Minimalismo all’Arte Povera - in una linea di demarcazione con tutto quanto era accaduto in ambito scultoreo definendone un prima e un dopo. Il dopo era caratterizzato da quell’arte che si proponeva innanzitutto come antidescrittiva e antinarrativa. Siamo quindi alle soglie del nostro tempo.

Resta a questo punto da capire quale sia l’eredità nel contemporaneo, ovvero come possa oggi la scultura definirsi arte contemporanea. La risposta sta innanzitutto nell’ibridazione: per sopravvivere la scultura ha dovuto assumere via via il ruolo di oggetto, installazione, dialogare con i new media e soprattutto affrontare il problema dello spazio. Prima ancora dell’architettura è unica e tante cose insieme.
Altra questione: l’utilizzo di materiali anomali a fianco di quelli tradizionali, effimeri e volatili accanto a pesanti e maestosi. Se poi la scultura affronta una linea antinarrativa se ne riconosce più facilmente il ruolo nel presente, ma se l’artista affronta con insistenza la figurazione e il tuttotondo derivante dalla statuaria classica, la vicenda si complica ulteriormente, rappresentando davvero una sfida intrigante.
SCULPT!, terzo appuntamento ricognitivo sull’arte contemporanea diviso per linguaggi dopo quello dedicato da Guidi&Schoen alla pittura e alla fotografia, cerca di dare ulteriori risposte, ma soprattutto a porre altre domande, è incentrato sulle opere di quindici artisti appartenenti a generazioni diverse, che nel proprio tempo hanno affrontato la impervia sfida della tridimensionalità con gesti originali e anticlassici. Ci viene da dire, innanzitutto: scultura lingua viva, evviva la scultura.
Luca Beatrice

Opere di: Stefano Arienti (Asola MN 1961, vive a Milano), Giacinto Cerone (Melfi PZ 1957 - Roma 2004), Gehard Demetz (Bolzano 1972, vive a Selva di Val Gardena), Anthony James (Inghilterra 1974, vive a Los Angeles), Giuseppe Maraniello (Napoli 1945, vive a Milano), Aldo Mondino (Torino 1938-2005), Maria Elisabetta Novello (Vicenza 1974, vive a Udine), Nunzio (Cagnano Amiterno AQ 1954, vive a Roma e Torino), Peppe Perone (Napoli 1972, vive a Rotondi AV), Paolo Peroni (Cuggiono MI 1984, vive a Torino), Gianni Piacentino (Coazze TO 1945, vive a Torino), Alex Pinna (Imperia 1967, vive a Milano), Giuseppe Spagnulo (Grottaglie TA 1936, vive a Milano), Mauro Staccioli (Volterra PI 1937, vive a Milano), Fabio Viale (Cuneo 1975, vive a Torino).

www.guidieschoen.com/



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